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GDPR e sicurezza spingono il Cloud
  • Pubblicato il
  • 04/10/2018
  • Autore
  • Claudio Garau

L'ultimo report di IDC sull'adozione delle infrastrutture Cloud da parte delle aziende evidenzierebbe un ricorso sempre più diffuso di soluzioni esterne per lo storage dei dati. A motivare questo fenomeno sarebbero in particolare esigenze legate al contenimento del rischio, soprattutto in considerazione delle nuove normative per la protezione delle privacy.

5 mila le aziende contattate nel corso della rilevazione, per oltre il 40% di esse la necessità di migrare almeno parte dei propri carichi di lavoro verso il Cloud pubblico sarebbe stata correlata al bisogno di garantire una maggiore sicurezza delle informazioni gestite. In molti casi infatti, implementare una soluzione interna sarebbe stato troppo costoso e plausibilmente meno performante.

A questo proposito starebbe giocando un ruolo fondamentale il GDPR (General Data Protection Regulation), l'attuale normativa europea per il trattamento e la protezione dei dati personali, che prevede regole molto restrittive nonché sanzioni particolarmente elevate per chi dovesse rimanere vittima di Data Breach senza aver adottato le necessarie contromisure.

Rispetto a quanto accadeve nel recente passato, i risultati dello studio evidenzierebbero quindi una minore diffidenza delle aziende nei confronti dei servizi in Cloud forniti tramite soluzioni di terze parti, nel contempo rimarrebbero però delle criticità in grado di ostacolare, seppur non in modo eclatante, il ricorso massivo allo storage pubblico in remoto.

Tra i fattori in grado di creare le maggiori perplessità nei confronti del Cloud vi sarebbero soprattutto i rischi di downtime, cioè la sempre possibile mancata continuità del servizio, e le specifiche SLA (Service Level Agreement) proposte dai fornitori che non sempre verrebbero incontro alle esigenze di business delle imprese.

  • Argomenti
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